L a s o s t e n i b i l i t à d e l l a n o s t r a a z i e n d a
Siamo estremamente attenti alla sostenibilità ambientale di tutte le pratiche e i processi aziendali.
BioCO2-TRAPPING
sviluppo e ottimizzazione di un processo biologico per l’intrappolamento dell’anidride carbonica e la sua conversione in bioplastiche in un contesto di economia circolare
ABSTRACT DEL PROGETTO
La riduzione del rilascio antropogenico di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera è una delle principali sfide che l’umanità dovrà affrontare nei prossimi anni per evitare un irreversibile aumento dell’effetto serra. Il progetto BioCO2-TRAPPING ha come obiettivo quello di ottimizzare l’uso di tecnologie di Cattura, Stoccaggio e Utilizzazione della CO2 (CSUC) al fine di chiudere i circuiti del carbonio in un approccio di economia circolare. Pertanto, BioCO2-TRAPPING mira a sviluppare una nuova piattaforma biotecnologica in cui la CO2 proveniente da produzioni industriali verrà convertita in prodotti chimici ad alto valore di mercato da microorganismi appositamente selezionati. La CO2 verrà convertita in poliidrossialcanoati (PHA), costituenti base delle bioplastiche, che stanno trovando sempre più ampio impiego nell’industria al fine di sostituire le plastiche ottenute da composti chimici di origine fossile. Il progetto si propone di incrementare la resa di PHA con un duplice approccio: ottimizzare le condizioni di crescita della specie microbica selezionata e migliorare le procedure di estrazione del composto. Il progetto coinvolge imprese che operano rispettivamente a monte (bioconversioni con rilascio di CO2) e a valle (utilizzo di bioprodotti per il packaging) dell’approccio di “CSUC”. Il ruolo delle imprese è fondamentale nello sviluppo dell’approccio di economia circolare, sia per l’identificazione dei migliori substrati da utilizzare, sia per valutare la qualità delle bioplastiche.
I partecipanti al progetto sono:
- Università di Padova:
Stefano Campanaro https://sites.google.com/site/ stefanocampanaro/?pli=1
Laura Treu https://www.biologia.unipd.it/people/?tx_wfqbe_pi1% 5Baccount%5D=laura-treu
Lorenzo Favaro https://www.dafnae.unipd.it/en/Favaro - Euronewpack
Flavio Pendin https://www.euronewpack.com/ - Società Agricola La Pesenata s.s.

ENERGIA




MATERIALI

I nostri materiali sono il più possibile sostenibili e a basso impatto ambientale:
– Bottiglie leggere: una bottiglia normale pesa circa 500/600 gr. Noi scegliamo bottiglie leggere che pesano solo 350/400 gr. La nostra produzione del 2019 si assesta sulle 6500 bottiglie, mentre nel 2020 abbiamo prodotto 8.500 bottiglie e nel 2021 siamo arrivati a 10.000 bottiglie. Scegliendo una bottiglia leggera togliamo dal peso trasportato più di 1000 kg. C’è da considerare poi anche il costo energetico di produzione della bottiglia che sicuramente si abbassa. Le vetrerie valutano un consumo energetico per ogni chilogrammo di vetro prodotto, compreso il costo energetico di trasporto e di smaltimento, intorno ai 15 MJ (Mega Joule), equivalenti ad un emissione di circa 2,7 chilogrammi di CO². Con un rapido calcolo con le annate 2019, 2020 e 2021 abbiamo risparmiato al pianeta circa 10 tonnellate di CO², solo con la scelta della bottiglia!
– Tappi: abbiamo scelto un tappo tecnologico, che ci garantisca l’integrità organolettica del nostro vino, ma soprattutto che sia sostenibile. E’ composto di polimeri di origine naturale, completamente biodegradabili e riciclabili. La formulazione brevettata della linea Nomacorc Green Line si basa su polimeri vegetali estratti dalla canna da zucchero, una fonte di materie prime 100% rinnovabile. (fonte https://www.vinventions.com/it/nomacorc-sustainability )
– Capsule: abbiamo scelto capsule prive di PVC composte da soli materiali ecologici
PROGETTI DI SOSTENIBILITA'
VINERY PLASTIC FREE (Vigna senza plastiche)
L’agricoltura moderna fa uso massivo di plastiche soprattutto sui consumabili usa e getta.
In una vigna si usano molto fili, legacci in ferro ricoperti di plastica o tubetti plastici come leganti di sostegno per le piante.
Appena entrati nella vigna che stiamo conducendo ci siamo accorti che tutti i fili di sostegno dell’impianto erano intrisi di laccetti ferro-plastici lasciati lì dagli anni precedenti. Le plastiche logicamente non si degradano e quindi sono quasi totalmente intonse anche dopo diversi anni. Tanti di questi cadono malauguratamente nel terreno inquinando il suolo.
Abbiamo così iniziato un progetto di bonifica totale di tutti i materiali da legatura ricoperti di plastica.
Per la legatura dei tralci da quest’anno stiamo utilizzando un tipo di filo di ferro ricoperto da una guaina biodegradabile fotosensibile, che nell’arco di una stagione circa si degrada senza lasciare inquinanti nel campo.
Inizieremo dal prossimo inverno a sostituire tutti i tubetti plastici verdi che tengono legate le sommità dei tronchi delle vigne. Li andremo a sostituire con leganti in vimini o caucciù, totalmente naturali.
Una volta finita la bonifica andremo a calcolare il peso della plastica raccolta prima di conferire questo rifiuto presso un centro raccolta autorizzato.
Nome del progetto: Vinery plastic free
Durata del progetto: 5 anni
Step realizzativi: raccolta legacci ferro-plastici (3 anni), sostituzione legacci ferroplastici (1 anno), sostituzione legacci plastici con vimini o caucciù (5 anni).

VINERY TREE (alberi in vigna)
Nel nostro vigneto stanno nascendo spontaneamente numerosi alberi ad alto fusto.
Si tratta di quercie (Roverella, Rovere), noci, olmi, bagolari, gelsi, sanbuchi, ecc.
Abbiamo fatto un pensiero: quanti anni impiega un albero a diventare “adulto”, alto con una chioma adeguata? 20 anni, forse 30!
Il pensiero conseguente è stato: il nostro vigneto quanto vivrà ancora, prima di un reimpianto in un altro appezzamento? Forse 10 o 15 anni visto che ha già 25 anni di età.
Quindi, se dovessimo piantumare degli alberi dove ora c’è il vigneto dal momento in cui andremo a togliere il vigneto stesso, avremo perso circa 15 anni di crescita.
Vogliamo quindi allevare alcuni alberi all’interno del nostro vigneto per non perdere questi 15 anni di crescita. Questo comporterà che alcune piante di vite saranno a ridosso di tali alberi.
Secondo le modalità di coltivazione dei vigneti moderni, a parte un po’ di leggero inerbimento tra un filare e l’altro, non deve esistere nulla se non le piante di vite. Una monocultura a tutti gli effetti, con le conseguenze sull’ambiente che vanno dall’abbattimento della biodiversità fino alla desertificazione dei suoli.
Noi invece vorremmo ricreare la biodiversità agricola di un tempo, in cui gli appezzamenti erano relativamente piccoli (tanto che a Verona l’unità di misura agricola è il “Campo veronese” 3.000 metri quadri che è meno di un terzo di ettaro) e ai margini c’erano dei fossi, e soprattutto degli alberi ad alto fusto, come i salici, da cui si ricavavano le “stroppe” (legacci naturali).
Un tempo addirittura i vigneti venivano realizzati negli spazi tra alberi ad alto fusto da cui partivano i fili per i sostegni dei tralci. Erano utilizzati in particolare i gelsi le cui foglie servivano per allevare i bachi da seta.
La biodiversità agricola è un nostro obiettivo primario!